Il “Bonus Mamme” viene spacciato come uno strumento di aumento dello stipendio netto delle dipendenti a tempo indeterminato ma non è stata data sufficiente evidenza del suo funzionamento e degli effetti su reddito, contribuzione e fiscalità.
Si evidenzia che uguale meccanismo è applicato, già da metà 2023, con la fantomatica riduzione del 6-7% dei contributi conto dipendente spacciato come “abbattimento del cuneo fiscale”, con la sola differenza che questo è applicato OBBLIGATORIAMENTE a tutti i rapporti che rientrano nella casistica specifica, mentre il Bonus Mamme può essere goduto FACOLTATIVAMENTE, solo dopo espressa richiesta della lavoratrice.
La verità è che entrambe le misure non sono un abbattimento del cuneo fiscale bensì della contribuzione previdenziale con alcuni effetti che è bene elencare e precisare:
- una minor contribuzione previdenziale di fatto alza l’imponibile fiscale, quindi la base utilizzata per il calcolo e versamento dell’imposta che sarà PIU’ ALTA;
- il reddito fiscalmente rilevante sarà PIU’ ALTO con effetti negativi sull’ISEE che risulterà anch’esso maggiore. Chi utilizza l’ISEE per la richiesta di prestazioni a sostegno del reddito, una su tutte L’ASSEGNO UNICO UNIVERSALE deve ben valutare l’incidenza di questo elemento.
E’ inutile dire che il cosiddetto Bonus Renzi, elemento né soggetto a contribuzione né a fiscalità, che veniva pagato direttamente al netto in busta paga era uno strumento meglio riuscito e meno penalizzante.